Il recente rilascio, da parte di ASRock, di un set di BIOS aggiornati, al fine di impedire l'overclocking delle CPU Skylake non K, non è avvenuto per caso ma riflette una direttiva proveniente da Intel e inviata a tutti i suoi partner che operano nel campo della produzione delle motherboard.
Come è noto, infatti, Intel rende possibile overcloccare i processori etichettati con la lettera "K" nella signa commerciale, tra cui i chip di nuova generazione Skylake, mediante la variazione del moltiplicatore della frequenza di base, o BCLK.
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Tuttavia, per un problema imputabile al microcodice rilasciato dalla stessa Intel, ovvero dal maker delle CPU, e utilizzato dai board maker per gestire, a livello di BIOS, i nuovi processori Skylake non caratterizzati dalla lettera K, è stato possibile far lavorare in overclocking anche tali chip, variando proprio la frequenza di BCLK, con l'ausilio di una funzionalità ad hoc che la gran parte dei vendor, come ASUS, GIGABYTE ed MSI, oltre as ASRock, si sono affrettati a introdurre nel firmware delle schede madri e pubblicizzare in maniera massiva.
Ora Intel ha rilasciato un aggiornamento del microcodice, attraverso cui i vendor di schede madri hanno la possibilità di realizzare nuove revisioni del BIOS che impediscano l'overclocking delle CPU Skylake non K, non essendo queste ultime progettate per lavorare in OC.
Ovviamente l'utente finale può volontariamente non aggiornare il BIOS della propria scheda madre ma, a questo punto, espone il proprio hardware (e, più il dettaglio, il processore) al rischio di danneggiamento.
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